Il documento si concentra sullo spaccato storico dell’avanzamento del concetto di Giustizia. Fornisce al visitatore un’introduzione dei concetti più essenziali che sono stati impegnati nel problema. Per citare alcune cose, il documento non solo indica la tipica comprensione della Giustizia radicata nella pratica del globo occidentale, ma offre anche il punto di vista delle società orientali sulla Giustizia. Queste informazioni serviranno quindi come strumento efficace per una comprensione significativa dell’importanza della giustizia nella sua totalità.
La giustizia come fenomeno mitologico
La giustizia ha quindi preoccupato l’umanità fin dall’inizio. Documenti concreti, che possono essere pensati su origini chiare e anche apparenti della Giustizia, risalgono all’antichità e sono legati principalmente alla mitologia. L’incarnazione del fatto e anche della giustizia è legata prima alla dea Maat, e anche in seguito a Iside dall’antico Egitto. La dea Maat rappresentava inoltre il principio dell’ordine e dell’armonia, l’equilibrio naturale dell’universo stabilito al momento dello sviluppo. Nel folklore greco, possiamo trovare documenti delle sirene Themis e anche Dike (Dike era il figlio di Zeus e anche Themis), che rappresentava l’ordine legale e la Giustizia. Tra i Romani, queste due dee si unirono in una sola-era la sirena Justitia, che rappresentava l’incarnazione della giustizia e allo stesso modo rappresenta l’Allegoria della giustizia come la conosciamo oggi, cioè come una giovane donna che tiene tra le mani una bilancia (segno di giustizia) e anche una spada a doppio taglio (segno di determinazione), nella forma odierna è inoltre raffigurata con un arco sugli occhi (simbolo di imparzialità).
La giustizia e il suo posto nei discorsi teorici
Se vogliamo avvicinarci alla formazione della giustizia, è essenziale concentrarsi prima sugli insegnamenti di Platone e anche di Aristotele. La loro formazione si basa sul concetto ellenico normalmente approvato di Giustizia, che consiste nella giustizia soprattutto come merito civile, che presuppone la lealtà alle leggi, cioè osservandole. La giustizia è intesa allo stesso modo come un’alta qualità individuale nel sentimento morale, che ha valore in sé. Platone e Aristotele lo definirono come merito, che è uno stato a lungo termine con la capacità di agire moralmente. Platone inteso come la prodezza morale che il maschio esemplare si sforza per, anche se che non gli porta successo o lode, Aristotele come il metodo che selezioniamo i concetti etici che portano la nostra vita a eudaimony, Beatitudine. Di conseguenza, non si tratta di compiere atti morali arbitrari, poiché sono piuttosto il risultato di esso. Tuttavia, questo è un obiettivo a lungo termine di un individuo la cui aspirazione è una vita retta. La giustizia può essere considerata come la virtù primaria, considerando che trascende tutte le altre virtù. Il principio di Aristotele afferma che la Giustizia si manifesta in connessione con guy. Nel pensare, è accompagnato dalla presunzione che, proprio come per il giusto come per l’ingiusto, la giustizia sarà certamente chiamata lo stato in base al quale le persone sono in grado di agire giustamente e anche realmente agire giustamente e desiderare ciò che è giusto. Questo è anche il caso dell’oppressione, sulla base della quale le persone agiscono ingiustamente e vogliono ciò che è ingiusto.
Giustizia morale
Aristotele ha fatto la differenza tra giustizia etica e giustizia giuridica. La giustizia morale è mostrata nelle connessioni personali, come la connessione tra papà e bambino, tra fratelli, tra amici, ecc. La giustizia si sta trasformando. nelle pubbliche relazioni. È difficile specificare la giustizia come idea fissa e di base, perché da un lato c’è la giustizia legale, che è ufficiale, oggettiva, include i principi della parità di diritti e del beneficio comune, ma d’altra parte Aristotele spiega che l’elemento umano diventa costantemente parte di scenari di (in) giustizia e le connessioni sociali sono vibranti, costituite da numerose componenti intricate, e anche di conseguenza, secondo lui, è possibile valutare la giustizia e anche definirla solo rispetto a dettagli oggetti e anche situazioni specifiche.
Il concetto di Aristotele distingue anche due forme fondamentali di giustizia, il cui significato è arrivato al giorno del qui e ora
La giustizia distributiva si applica quando si distribuiscono i prodotti secondo la politica “Trattare con uguali come”. La giustizia passo-passo (commutativa, adattativa) viene applicata quando si tratta un privato secondo la linea guida “a tutti ciò a cui ha diritto” (Nesvadba, 2006). Parlare di giustizia distributiva significa parlare di giustizia nell’esercizio del potere. Questa è la giusta proporzione di coloro che hanno il potere a coloro che sono delegati con esso o lo esercitano. L’individuo non è contro l’individuo, né contro molte persone, ma contro l’insieme sociale-lo stato. Ciò rende chiaro che entrambi gli eventi sono fuori lo stesso grado, non solo perché diversi rappresentano più di uno, ma il bene comune è di un grado superiore al bene della persona. Platone vedeva la giustizia come uno dei meriti essenziali, in cui la teoria e anche la tecnica si fondono come in nessun altro, la giustizia regola i rapporti delle persone tra loro, ma soprattutto governa e dirige la coesistenza dei cittadini nello stato e, in ultima analisi, la coesistenza di numerosi stati fianco a fianco. I suoi risultati e anche l’azione può meglio essere mostrato sullo stato migliore.
Platone comprende la giustizia come base dello stato così come la procedura della sua perfezione
Pensava allo stato come l’unica società possibile, così come alla giustizia come base della congiunzione sociale. Lo stato è l’ambiente in cui procede l’avanzamento dell’idea di giustizia, che, esternandosi in proporzioni planetarie, entra nello spirito di guy per raggiungere un orgasmo nello stato. La differenza di Aristotele tra giustizia distributiva e anche procedurale è ancora valida oggi. La giustizia distributiva alla fine finì per essere il nome di dominio dei concetti socialisti, la giustizia passo dopo passo continuò ad essere il nome di dominio del liberalismo. Nella percezione di Aristotele, l’attenzione era in gran parte sulla distribuzione sulla base del beneficio; nelle età centrali, al contrario, si può vedere un ricorso all’idea di requisito, perché l’aiuto nel requisito finisce per essere un imperativo di distribuzione (Fisher, 1997). Con l’avvento dell’età contemporanea e dell’Illuminismo, la giustizia distributiva è stata sostituita da un focus sulla giustizia formale, e questo ha portato al proceduralismo, il cui culmine può essere scoperto nell’approccio di Kant alla regolamentazione (Günther, 1997). Lo stile della giustizia passo-passo è ancora molto appropriato nella discussione sulla giustizia sociale, che può essere visto specificamente nei concetti di Rawls e Habermas